Pensare di spostare i soldi all’estero: ha senso?
IDEA – Dicembre 2018
La situazione politica ed economica interna potrebbe far ipotizzare scelte impulsive che potrebbero riservare amare sorprese. È bene, dunque, ragionare con calma…
La paura fa 90, ma il timore di un ritorno alla lira o che venga istituita una patrimoniale che intacchi i nostri risparmi è ancora maggiore. Quali sono i rischi reali nell’ipotesi in cui la situazione italiana degeneri in una incontrollata e incontrollabile crisi finanziaria? A ben guardare, sostengono gli economisti di lungo corso, è un fenomeno ciclico che porta, in genere, i risparmiatori a cercare vie di fuga per i propri capitali, specie se detenuti in liquidità. Quali sono i pro e quali i contro? E, soprattutto, dove e come?
Lo abbiamo chiesto a Sergio Contegiacomo, “financial advisor” di “Allianz Bank”, per comprendere se questa scelta protegga realmente i risparmi di una vita.
Quali sono, a suo giudizio, le criticità che potrebbero spingere verso questa scelta perlopiù impulsiva?
«Essenzialmente le criticità si possono catalogare in tre tipologie: fiscale, patrimoniale e valutaria. Nel primo caso, nell’eventualità di drammatica emergenza della finanza pubblica, lo Stato italiano, con un decreto “ad hoc”, potrebbe effettuare un prelievo forzoso sui nostri conti correnti. In realtà è già accaduto e non proprio un secolo fa. Correva l’anno 1992 e l’allora governo Amato, senza il nostro consenso, ci tolse di tasca il 6 per mille tramite un prelievo forzoso dai conti correnti bancari degli italiani (pari a 60.000 lire per ogni 10.000.000 di saldo di conto corrente). Chi non lo ricorda? Il vero salasso a carico dei risparmiatori rimane, però, un altro: l’imposta di bollo, una sorta di minipatrimoniale che colpisce tutte le attività finanziarie (esclusi i fondi pensione e le gestioni separate delle vecchie polizze vita). È stata introdotta nel 2012 sotto forma di prelievo pari allo 0,1% annuo del controvalore complessivo di tutti gli investimenti al netto dei saldi dei conti correnti. In seguito l’aliquota è stata ritoccata due volte salendo allo 0,15% nel 2013, per poi raggiungere nel 2014 la soglia tuttora in vigore dello 0,2%. Un esempio più pratico? Bastano i numeri. Un portafoglio del valore di 1.000.000 di euro subisce un prelievo annuale di 2.000 euro. A questa somma vanno aggiunte le tasse da pagare sui rendimenti o sui guadagni realizzati (12,5% sui titoli di Stato o equiparati, 20% sui fondi pensione, 26% su tutti gli altri proventi e “capital gain”)».
E allora spostare i soldi all’estero potrebbe sembrare l’unica via di uscita…