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La fine del mondo o la fine del conflitto?

E se ci fosse un conflitto nucleare?….

I soldi non servirebbero più a niente

“I rendimenti dei tuoi investimenti li fanno i tuoi comportamenti non i tuoi possedimenti” – Sergio Contegiacomo

Durante la guerra come il medico così il bravo consulente patrimoniale deve responsabilmente declinare il proprio ruolo appellandosi sempre alla razionalità ignorando l’emotività dei clienti e del mercato.

Il 24/02 scorso è stato il primo giorno del conflitto russo ucraino. Prezzare un conflitto per i mercati finanziari non è mai facile La nebbia della guerra però può indurre a una lettura distorta della realtà alimentando comportamenti irrazionali e controproducenti. Per questo ritengo sia molto importante studiare la storia perché la storia insegna!

Storicamente parlando durante i conflitti bellici ai transitori e brevi periodi di discesa sono sempre seguiti periodi di prolungata crescita che hanno più che compensato i provvisori e temporanei cali delle quotazioni. Vorrei ripercorrere con Voi idealmente l’attacco Giapponese di Pearl Harbour del 1941, la guerra in Corea del 1950, la crisi del missili cubani del 1962.

ATTACCO PEARL HARBOUR DEL 6/12/1941

L’ attacco giapponese a Pearl Harbor del 6/12/1941 e l’entrata in guerra degli Stati Uniti costarono alla Borsa americana un quarto della sua capitalizzazione nei tre mesi successivi. La perdita virtuale fu poi recuperata rapidamente a partire dalla primavera del 1942. A 5 anni dalla guerra il mercato azionario americano (S&P 500) dopo i ribassi ebbe un rendimento del 129,3%

GUERRA COREA DEL 23/06/1950

La guerra di Corea, che vide coinvolti Stati Uniti, Cina e Unione Sovietica in un clima in cui l’uso dell’atomica fu preso seriamente in considerazione, la borsa americana, a parte una breve discesa iniziale del 15% accompagnò i tre anni della guerra (1950-1953) con un solido rialzo. A 5 anni dalla guerra il mercato azionario americano (S&P 500) dopo i ribassi ebbe un rendimento del 238,10%

CRISI MISSILI CUBANI DEL 1962

Nei tredici giorni della crisi dei missili dell’ottobre 1962 il Dow Jones di fronte al rischio di un conflitto atomico globale che sembrava dietro l’angolo perse solo il 5%. A 5 anni dalla guerra il mercato azionario americano (S&P 500) dopo i ribassi ebbe un rendimento del 108,40%

Torniamo al recente passato e parliamo di CORONAVIRUS.

Dal 19/02/2020 al 23/03/2020 il mercato azionario mondiale in 33 giorni è sceso del 33,57%.

Poi però dal 24/03/2020 al 24/02/2022 (giorno di inizio del conflitto russo ucraino) lo stesso mercato azionario mondiale ha fatto un +59,14%!!

Da sempre gli investitori cercano di prevedere i movimenti del mercato, vendendo quando si presume che Vi sia troppa “euforia” o una presunta “bolla”. Di fatto, quindi, si scommette sulla probabilità di vedere scendere le quotazioni con la speranza e l’intenzione di ricomprare a prezzi più bassi. Sebbene sia impossibile indovinare quando inizi un mercato rialzista esperienza diretta trentennale mi ha insegnato che è altamente probabile perdere la mia delle opportunità pensando di utilizzare la politica dell’ esco per poi rientrare nel momento giusto”.

Al contrario restare sempre investiti ha offerto maggiori possibilità realizzare i propri obiettivi finanziari di lungo periodo.

La storia ha dimostrato che il modo migliore per consolidare i rendimenti del mercato azionario risieda nel restare sempre seduti sul treno dei mercati e non nell’atteggiamento “scendo-salgo-scendo-salgo”.

Cercare di prevedere tempi e direzione dei movimenti di mercato è un compito molto arduo: negli Usa, oggi, il 70% delle negoziazioni è generato da algoritmi e da sistemi automatici. Le oscillazioni possono essere improvvise e violente.

Spesso gran parte del rendimento totale di periodo dei mercati azionari è registrato grazie a poche giornate di borsa con performance molto buone. Mantenere la rotta anche durante le fasi di mercato negative permette ai propri capitali

NUMEROLOGIA BORSISTICA SULLO STANDARD & POOR’S

L’indice S&P 500 nel periodo 1928-2021 in 94 anni di storia ha reso mediamente il 10% all’anno con il 73% degli anni positivi ed il 27% di anni negativi.

A Las Vegas i giocatori delle slot hanno il 93% di probabilità di perdere soldi eppure giocano…

Non sarebbe il caso di dire loro che sarebbe meglio, più efficace ed efficiente “giocare” i propri soldi sul mercato azionario americano, sul S&P 500?

Che ne dite?

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