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Maggiori tutele per difendere l’investitore

IDEA – Marzo 2018

Il braidese Sergio Contegiacomo: «Il consulente finanziario ora deve fare un salto… quantico»

Riprende in questo 2018 l’appuntamento di “IDEA” con l’informazione finanziaria. A curarla è Sergio Contegiacomo (consulente finanziario iscritto all’Albo con delibera Consob n. 7415 del 28.9.1993).

Con lui, con periodicità mensile, ci occuperemo di problemi specifici, sentendo e raccogliendo anche le considerazioni di coloro che credono nella sua professionalità volta a costruire serenità, anche in tempi di grande cambiamento come gli attuali.

Nel corso del primo incontro affrontiamo il tema, rivolto a bancari, consulenti e risparmiatori, della nuova era della “Mifid 2”. Si tratta di una novità non da poco che il “Financial Times” ha definito «la più grande riforma nel settore degli ultimi dieci anni».

Innanzitutto, signor Contegiacomo, spieghiamo ai lettori di “IDEA” che cosa rappresenta questa sigla.

«Occorre precisare che “Mifid 2” rappresenta la normativa europea che disciplina i servizi di investimento e fa riferimento al decreto legge numero 129 del 2017, con il quale l’Italia ha recepito la direttiva 2014/65/Ue. “Mifid 2”, acronimo di “Markets in financial instruments directive”, in realtà giunge in Italia a seguito della crisi di alcune banche, generando, solo per quanto riguarda l’Italia, il coinvolgimento di oltre mezzo milione di risparmiatori per perdite superiori ai 50 miliardi di euro. Tale normativa è entrata in vigore il 3 gennaio 2018 sulle ceneri della “Mifid 1”, in vigore dal 2007, il cui pilastro era il cosiddetto “questionario” relativo alla profilatura del cliente»

Chiarisca meglio, per favore.

«Si tratta di un insieme di domande che gli intermediari (banche e consulenti) erano obbligati a porre all’investitore, in merito alle sue conoscenze e competenze di natura finanziaria, oltre che al suo profilo patrimoniale/reddituale. Lo scopo del questionario, declinato sotto forma di intervista, era “prendere le misure”, profilare il cliente, secondo i parametri appena indicati, così da proporgli strumenti finanziari adeguati rispetto al suo profilo, alla sua “taglia” insomma. Tuttavia l’importanza del questionario è stata in numerosi casi sottovalutata sia dall’intermediario che dal cliente, riservandogli un ruolo di natura squisitamente burocratico».

Con quali conseguenze?

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