Per ogni investimento si può calcolare il rischio reale
IDEA – Giugno 2018
Un concetto basilare è affidarsi a professionisti esperti che meritino la fiducia del risparmiatore.
Rischio e pericolo in campo finanziario sono termini che destano preoccupazione, ma sui quali occorre riflettere partendo da una basilare constatazione: hanno valore differente e, soprattutto, significato ancor più distante. Sergio Contegiacomo in questo nuovo appuntamento periodico con la sua interessante e sempre innovativa rubrica rivolta all’approfondimento finanziario e ai suoi aspetti a 360 gradi, illustra ai lettori di “IDEA” le tante “sfumature” racchiuse in questi due termini. «Occorre imparare a non confondere mai rischio e pericolo, anche perché sono aspetti differenti. Quando si fa un investimento bisogna essere al corrente del rischio, perché mettere a frutto del denaro equivale a
trasferire delle risorse nel tempo. È come intraprendere un viaggio nel corso del quale possono accadere tante sorprese e numerosi imprevisti. O, più semplicemente, per ricordare il gioco del “Monopoli”, può capitare di pescare una o più carte dal mazzo degli imprevisti o da quello delle probabilità».
In sostanza, allora, che cosa è il rischio in finanza?
«È la probabilità che accada qualche evento che possa alterare i risultati attesi. Dunque non è pericolo, ma calcolo delle probabilità… a volte, poi, succedono eventi estremi. Pensiamo, ad esempio, a chi avesse investito del denaro nella borsa italiana il 10 settembre 2001 il giorno antecedente all’attacco delle torri gemelle a New York… Chi mai l’avrebbe potuto immaginare? Appare evidente, dunque, che occorra saper distinguere tra rischio e pericolo… Aggiungo una provocazione che condivido con i lettori di “IDEA”: quando vi propongono un investimento, qual è la prima cosa a cui ponete attenzione? Banalmente, in molti rispondono: quanto può rendere questo investimento. In realtà questa risposta è lo specchio di un comportamento diffusissimo: i clienti tendono a fidarsi di chi prospetta i rendimenti più elevati».
E questo è errato?
«Vengo a un caso concreto. Ci sono due investimenti, che per comodità denomino “A” e “B”. Entrambi pagano il 5% netto dopo due anni.
Quale scegliere? Aggiungiamo, per agevolare, la scelta altri tasselli: l’investimento “A” dopo sei mesi vale 101, dopo un anno 103, dopo 18 mesi 104, dopo 24 mesi 105. L’investimento “B”, invece, dopo sei mesi vale 99, dopo un anno 101, dopo 18 mesi 103 e dopo 24 mesi arriva a 105.
Per scegliere occorre ricordare che fare un investimento è come salire su un aereo: nel corso del viaggio non vuoi incontrare vuoti d’aria e sei contento se quanto atterri le operazioni di discesa sono morbide. In finanza queste operazioni si chiamano “volatilità”: ossia l’investimento migliore è quello che nel suo percorso fa vivere “meno vuoti d’aria” e, quindi, garantisce un andamento più lineare. L’importante è che la percorrenza sia, per usare un termine tecnico, più efficiente. Quindi, nel caso dell’esempio, è senza dubbio meglio la soluzione “A”».
Quindi è basilare considerare il rendimento rapportato al rischio?
«Esatto! Quando si fa un investimento bisogna guardare il rendimento rapportato al rischio. Il rendimento, in realtà, è un parametro aleatorio, mentre il rischio è un fattore certo che si può statisticamente misurare. Ognuno dovrebbe, quando sottoscrive un investimento, conoscere rischi e probabilità di rendimento. »