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A caccia di rendimenti nell’era dell’economia geriatrica

A fronte di titoli di Stato dal tasso negativo o prossimo allo zero, il decennale cinese si distingue, invece, per il rendimento del 3,1% e un solido rating A+.
Il 18 novembre, al teatro sociale di Alba, una serata imperdibile sul tema “Le sfumature della vita”

CHI È IN BREVE SERGIO CONTEGIACOMO financial advisor “Allianz Bank”

«Ho scelto la professione di consulente finanziario nel 1991, avevo 23 anni. Sono un “financial advisor” di “Allianz Bank”, ma anche qualcosa in più. Il mio valore aggiunto?Interessarmi e occuparmi delle persone e delle famiglie oltre che dei loro patrimoni. Ai miei clienti, oltre alla classica gestione dei risparmi, posso offrire: educazione finanziaria, consulenza finanziaria, previdenziale e pianificazione successoria.
Il mio motto è: “È il dettaglio che fa la differenza ed è la differenza che fa la differenza”».

 

Aumento della popolazione anziana e drastico calo dell’indice di natività: queste le basi di un tema quanto mai attuale, punto di partenza per capire, attraverso l’analisi proposta da Sergio Contegiacomo, le prospettive del prossimo futuro.

«Le economie occidentali, è ormai evidente ,sono “attempate”. Tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 nel mondo, per la prima volta, il numero delle persone con più di 65 anni ha superato i bambini da zero a 5 anni. A trainare il fenomeno è la “vecchia Europa”, nella quale il “trend” dell’invecchiamento è partito negli anni Sessanta, e oggi gli “over 65” sono tre volte e mezzo i bambini. In verità segue a ruota il

Giappone, che ci ha messo una decina d’anni in più degli europei per raggiungere questo poco invidiabile primato, ma dove oggi gli “over 65” sono sei volte e mezzo i bambini. Efficienti, certo, nel bene e nel male. A ben guardare, però, anche la Cina non ha fatto di meno, con la sua politica di un solo figlio concesso per coppia, applicata fino al 2015 con la brutalità dei mezzi delle dittature. Nel 2002-2003 gli “over 65” cinesi superavano in numero i bambini, e oggi sono due volte e mezzo di più. In questa tendenza un po’ allarmante, la grande notizia è che gli Stati Uniti risultano essere meno coinvolti nell’incredibile desiderio “inconscio” della specie umana di estinguersi e continuano ad avere un tasso di fertilità intorno a due, e quindi appeso al limite di sicurezza di sopravvivenza della specie».

È dunque lecito domandare: che impatto ha tutto ciò a livello socieconomico?
«La realtà, peraltro super evidente, è che i governi spendono sempre di più, alle prese con una massa di popolazione in aumento che è sempre più vecchia, improduttiva, esigente e costosa. Si aggiunga a ciò che il debito mondiale globale a fine giugno 2018 ha raggiunto i 260 mila miliardi di dollari. E, sempre nel 2018, il rapporto debito/Pil (governi, imprese e famiglie) era pari al 390% nei mercati “sviluppati” contro il 212% nei mercati “emergenti”. Alla luce di questi numeri, il tendenziale aumento dei tassi di interesse ingigantirebbe il problema e i “deficit” sarebbero sempre meno controllabili. Il disordine finanziario che ne deriverebbe sarebbe, secondo me, “ingestibile”».

Quali saranno le conseguenze per i nostri risparmi?
«Si chiama repressione finanziaria e consiste nell’applicazione da parte delle banche centrali, di comune accordo con la politica, di strategie combinate per spingere i tassi di interesse, soprattutto dei titoli di Stato, verso livelli artificialmente bassi. Uno studio recente evidenzia che i rendimenti di alcuni titoli di Stato dell’area occidentale sono ai minimi da 120 anni. Oggi sul mercato ci sono 15 mila miliardi di dollari di obbligazioni a rendimento negativo. Mal contato, si tratta di cifre che valgono all’incirca quattro volte il prodotto interno lordo dell’Unione europea. I titoli di debito di Austria, Francia, Germania, Svezia, Paesi Bassi, Svizzera e Giappone hanno rendimenti con il segno meno. Il 43% delle obbligazioni “investment grade”, ossia quelle più affidabili, vengono scambiate con rendimenti negativi. Tra i pochi titoli sovrani con un “trend” positivo ci sono i Btp italiani che rendono meno dell’1% annuo lordo con una scadenza decennale (0,5% al netto dell’inflazione), naturalmente perché scontano lo squilibrio dei conti pubblici. Anche i “bonos” spagnoli e portoghesi garantiscono lo 0,2%, mentre quelli tedeschi sono negativi su tutte le durate, per non parlare di quelli francesi che vanno a pareggio soltanto dopo 14 anni! Il decennale cinese, invece, si distingue con un rendimento del 3,1% e un solido rating A+».

Un mercato a cui rivolgere con interesse l’attenzione?
«Direi di sì. Il vasto mercato obbligazionario cinese sta per sperimentare una rapida crescita grazie alla decisione del Paese di aprire di più agli investitori esteri. Nell’attuale contesto di continua ricerca di rendimento, l’accesso a un mercato obbligazionario così ampio e liquido che offre il potenziale di rendimenti reali positivi appare interessante, soprattutto nella prospettiva di ingenti afflussi dall’estero (stimati in 500 miliardi di dollari entro il 2021) che dovrebbero materializzarsi in seguito all’inclusione in vari indici. Inoltre il mercato obbligazionario cinese, rilevano gli esperti, ha un valore di circa 13 mila miliardi di dollari Usa ed è il secondo mercato più grande al mondo. Presenta, non a caso, una crescente liquidità e un volume sempre maggiore di contrattazioni. Questo mercato si espanderà ancor più rapidamente nei prossimi anni per soddisfare le esigenze di finanziamento della seconda economia mondiale. Attualmente gli investitori esteri rappresentano meno del 2% del mercato obbligazionario cinese, ma la prospettiva è fortemente “rialzista”, poiché i titoli in renminbi emessi dal Governo di Pechino e dalle banche di interesse nazionale saranno inclusi nell’indice Bloomberg Barclays Global Aggregate Bond (l’indice di riferimento per il comparto obbligazionario globale), con un periodo di transizione di 20 mesi a partire da aprile 2019 con una crescita graduale del peso dell’indice fino a circa il 6%».

Un vero “boom” che pone al centro dell’attenzione un mercato forse poco considerato sino a oggi?

«I vantaggi derivanti dall’inclusione nell’indice e l’implicito cambiamento dei mercati dei capitali di tutto il mondo ha determinato un mutamento dei comportamenti: la Cina, oggi, è più che mai troppo grande per essere ignorata. L’inclusione di obbligazioni cinesi in un indice globale certifica che la classe è sicura per gli investitori internazionali. Inoltre, con l’inclusione nell’indice, le obbligazioni cinesi in valuta locale saranno rappresentate nel mercato del reddito fisso globale. In totale oltre trecento emissioni nella valuta cinese faranno il loro ingresso nell’indice. Un risultato non da poco, mi sento di aggiungere. Personalmente ritengo, poi, che le obbligazioni cinesi siano sottovalutate e sono altresì convinto che abbiano il potenziale per generare migliori “performance” rispetto a qualsiasi altro “asset” cinese nel tempo. Un’allocazione nel debito cinese offre benefìci di diversificazione. Storicamente, le obbligazioni cinesi hanno evidenziato una scarsa correlazione con i titoli di altri mercati emergenti e anche dei mercati sviluppati. E concludo ricordando ai lettori di “IDEA” che molto interessanti in una logica di diversificazione e di investimento a medio lungo termine, appaiono anche le obbligazioni di alcuni Paesi emergenti, che tali vengono considerati in quanto abitati da circa due miliardi di giovani trai 10 ei 24 anni che offrono un premio tra il 3% e il 5% rispetto ai titoli di Stato statunitensi di durata equivalente».

La fotografia dell’Italia regala invece un Paese che invecchia e che non pensa alla continuità procreando figli…

«È vero. Questa logica, in verità, attiva una serie di nuove necessità che saranno il tema della serata di lunedì 18 novembre, in occasione dei 35 anni della rivista “IDEA”, al teatro sociale “Giorgio Busca” di Alba, intitolata “Le sfumature della vita” che indagherà sui risvolti con il supporto mio e di Giorgio Messa, Mauro Fontana, Sara Costa e Stefano Sandroni, Lorenzo Gola e Lorenzo Repetto. Modererà la serata Manuela Grippi. L’invito a partecipare è esteso a tutti i lettori di questo settimanale e comunque a coloro i quali siano interessati al tema trattato. Per riservare uno o più posti all’evento del 18 novembre basta inviare un’e-mail all’indirizzo di posta elettronica segreteria@rivistaidea.it».

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